Sinclair ZX Spectrum – la Storia e l’Evoluzione nel Terzo Millennio

Sinclair e ZX Spectrum, due nomi che risuonano con nostalgia nei cuori degli appassionati di retrocomputer degli anni 80. In questo video, ho avuto l’onore di intervistare Mario Prato, Eugenio Ciceri e Davide Barlotti. Non avete idea di quante volte abbia riguardato questa intervista, ricca di passione ed informazioni!

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Questa avventura nel passato è stata guidata da tre esperti del settore: Mario Prato, Eugenio Ciceri, e Davide Barlotti, ognuno dei quali ha contribuito a far rivivere il fascino di Sinclair e degli ZX Spectrum in particolare.

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Mario Prato – i cloni dello ZX Spectrum

Mario Prato ha iniziato la presentazione, introducendo alcuni cloni dello ZX Spectrum. In particolare, ha messo in risalto il Chrome 3, un clone avanzato del classico ZX Spectrum. Ma cosa rende il Chrome 3 così speciale? È un clone “all’italiana” che ha fatto un passo avanti nel mondo moderno.

Il Chrome 3 mantiene il fascino dell’originale ZX Spectrum ma è stato potenziato con componenti moderni. Ha una CPU più veloce e più memoria rispetto al modello originale. Ma le novità non finiscono qui. Il Chrome 3 è equipaggiato con una scheda audio che permette di ascoltare musica campionata. Inoltre, Mario presenta delle interfacce per collegare floppy disk allo Spectrum, rievocando l’era dei computer vintage.

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Ma il viaggio non si ferma qui. Mario Prato ha condiviso un’entusiasmante creazione personale: un clone di derivazione russa, realizzato con logica moderna. Questo esperimento è nato durante il periodo del lockdown, quando Mario ha deciso di mettere le mani su componenti disponibili in casa, proprio come facevano i russi negli anni passati. Questo clone, con 512KB di RAM, offre caratteristiche avanzate come un orologio in tempo reale, una CPU overclockata e un mouse.

Eugenio Ciceri – il viaggio nella storia del Sinclair ZX Spectrum

È poi il momento di Eugenio Ciceri, un esperto che ci ha guidato attraverso la storia dello ZX Spectrum. L’Spectrum è stato il punto di partenza per molti appassionati, con il suo ZX81 iniziale, un modello in bianco e nero con soli 1KB di RAM. Nonostante le sue limitazioni, è stato bramato dai nerd e dagli appassionati dell’epoca.

Le versioni successive del computer Sinclair, come lo ZX Spectrum, hanno aperto nuovi orizzonti per gli utenti, con la possibilità di espandere la RAM fino a 48KB. Lo ZX Spectrum era un computer per smanettoni, un’appassionante sfida per gli aspiranti programmatori. Tuttavia, lo Spectrum aveva le sue limitazioni rispetto ai suoi concorrenti, come il Commodore 64. Mancava un chip grafico dedicato e un chip audio dedicato, il che significava che gli sviluppatori dovevano sfruttare al massimo le risorse disponibili, creando soluzioni creative per ottenere effetti grafici avanzati.

Il famigerato “color clash” è diventato un tratto distintivo dello Spectrum, amato dagli utenti ma spesso anche odiato! In pratica, il colore dell’oggetto in movimento sul monitor, prendeva il colore dello sfondo. Anche il sonoro aveva le sue sfide, con un sistema a un solo bit e un piccolo altoparlante. Nonostante queste limitazioni, gli sviluppatori hanno dimostrato la loro abilità nel creare suoni multitonali, sfidando l’assenza di un chip audio dedicato.

Ma l’Spectrum non si è fermato alle sue origini. Eugenio Ciceri ci ha mostrato lo Spectrum 128K, che aveva ben 128KB di RAM, e introduceva anche il “double buffer” per animazioni grafiche più fluide. E poi è arrivato lo ZX Spectrum Next, un’evoluzione che ha portato questo 8-bit nel terzo millennio. Questa potente macchina, progettata da appassionati in tempi moderni, offre una grafica a 256 colori e una serie di nuove funzionalità che lo fanno sembrare più un Amiga degli anni ’90 che un computer degli anni ’80.

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Cos’hanno in comune i computer presentati da Eugenio Ciceri? Sono stati tutti disegnati da Rick Dickinson, un disegnatore industriale, ormai scomparso, esperto in particolare nell’ingegnerizzazione dei computer.

Un entusiasmante Esperimento con il Sinclair ZX Spectrum

Davide Barlotti ha concluso la presentazione con un interessante esperimento. Ha dimostrato come sia possibile utilizzare componenti reperibili negli anni ’80 per acquisire immagini e stamparle in bianco e nero.

Utilizzando una telecamera e una scheda di acquisizione video monocromatica, Davide ha catturato un’immagine (la mia immagine!), mostrandola su uno ZX Spectrum 48K e salvandola su floppy disk.

Il pezzo forte, però, è stata la “copia su carta”, cioè la stampa dell’immagine con una vecchia stampante ad aghi Centronix. Il caratteristico suono dell’ago che colpisce la carta è diventato un’esperienza quasi ASMR, ricordando i giorni in cui anche stampare un’immagine richiedeva tempo e pazienza.

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